It’s a musical universe

Quando ho deciso di pubblicare l’intervista con l’alieno, non avrei mai pensato di sollevare il polverone che sembra che si stia sollevando, anzi ero convinto che come per altri e per certi versi più eclatanti post, sarebbe passato inosservato o al massimo suscitato un fisiologico, anche se fastidioso flusso di “spamers” e commenti scurrilmente malevoli e denigratori.
Non voglio ripetere quanto più volte detto in merito allo specifico articolo, non penso che valga la pena di usurare ulteriormente la tastiera per scrivere sempre le stesse cose, comunque anche se sorpreso, di questo inaspettato scalpore, ne sono felice.

Dopo questa lieve polemica introduttiva, veniamo all’argomento che guarda caso è sempre in relazione con l’intervento di cui sopra e ai “feedback” inviati mediante il modulo “Domande”, anzi a tal proposito ho già eliminato i relativi “content”, in questo modo la riservatezza sarà maggiore seppure non posso garantire il 100% dato che tutto dipende dall’infrastruttura di WordPress.
Comunque, voglio ringraziare coloro che pur esprimendo una diversa visione e pensiero, non si sono nascosti dietro un “dito” usando nik e fakemail.

Da quanto emerge dall’intervista, l’universo sarebbe una “matriosca dimensionale”, quindi nulla di nuovo “sotto questo cielo” se non fosse per il fatto che l’immagine, almeno per come l’ho interpretata, è una semplificazione del concetto e rendere il pensiero più chiaro, comunque, aldilà delle intenzioni e data la presunta datazione del documento stesso, quello che potrebbe essere una conferma sulla sua attendibilità è il fatto che anticiperebbe di una decina d’anni le teorie quantistiche e vibratorie della struttura dell’universo; certo come ho avuto modo di dire in altre occasioni, è possibile che le scoperte o le idee innovative vengano rese di pubblico dominio anni dopo la loro scoperta e quindi questo non sarebbe un elemento di convalida della “genuinità”, ma comunque attesterebbe una conoscenza diretta ed approfondita della materia.
Detto questo, però non si può non riscontrare il “lifemotif” che emerge, anche se da prospettive diverse, rendono il connubio materia/energia uno tra i misteri più grandi se non il mistero ultimo e forse non potrà essere “svelato” solo tramite formule matematiche e modelli più o meno sofisticati e flessibili; penso che nell’intervista vengano inseriti elementi assolutamente nuovi, almeno per quanto ne possa sapere, (molto poco) rispetto gli scenari prospettati dal mondo accademico, e cioè che il “modello” universale sia un modello aperto e perpetuo, non voglio entrare in disquisizioni di carattere cosmogonico, comunque quanto prospettato dal presunto alieno, denota o quantomeno apre una diversa visuale sulla reale natura dell’universo o meglio nella fattispecie degli universi.

Ricordo di aver letto da qualche parte, forse un testo “eretico” indiano o induista che le fondamenta dell’universo sono costituite da sette colonne, ognuna di un colore e suono diverso, in mezzo o sopra, non ricordo bene, alle colonne, i colori e suoni mischiandosi davano origine al mondo di Shiva, ed egli viaggiando in esso, suonando i suoi strumenti creava e distruggeva i mondi degli uomini.
Pur restando con i “piedi in terra” e relegando questo stralcio di letteratura vedica al più ermetico e criptico degli insegnamenti, il fatto che si faccia riferimento al suono e ai colori quale origine stessa dell’universo degli universi, sembra essere estremamente assonante ed “accordato”, tanto per rimanere in tema musicale, con l’assunto alieno, che le dimensioni differiscono dal livello vibratorio della materia, quindi che si tratti di vibrazioni musicali, nella fattispecie l’Om in uso in molti mantra o che si tratti di emissioni energetiche vere e proprie di un qualche proiettore olografico 3D il principio sembra essere ed avere una coerenza decisamente molto forte che si potrebbe definire se non artificiale, artificioso e intenzionale.
Restando nell’ottica della prospettiva vibratoria, il lavoro e la ricerca di John Worrell Keely, più volte citato in questo blog per il suo lavoro e le sue scoperte che come quelle di altri, avrebbero concorso nel creare un presente, se non migliore, sicuramente diverso, comunque sorvolando sui se e i ma, approfondendo i presupposti dell’opera di questo inventore/ricercatore, ci si accorge che l’aspetto o il principio vibratorio ha una sua reale e concreta fondatezza scientifica, fisica e meccanica e questo anche se preso come elemento indiziario, risulta essere in sintonia con quanto contenuto nelle affermazioni della presunta entità aliena e a sostenerne l’assetto.

Certo è possibile presupporre che il lavoro di J.W.Keely sia stato suggerito, indotto o comunque influenzato dalle frequentazioni di circoli e associazioni di fine ottocento che si ispiravano per l’appunto ad una cultura e a testi antichi provenienti dall’India e come esposto nell’intervento “Its a long way to the top of power” che evidentemente hanno avuto influenza anche nella sfera politica ed ideologica, quindi, quanto esposto nell’intervista, avere una comune radice o ispirazione che denoterebbero una specie di circuito culturale “autoreferenziale”; ciò non toglie che seppure influenze culturali e o religiose possono “concorrere ad accordarsi” con un quadro complessivo che confermerebbero l’assetto vibratorio dell’universo, le asserzioni dell’extraterrestre verrebbero anche supportate dalle teorie della fisica moderna e dalla meccanica quantistica circa le stringhe, le membrane e nel complesso un “multiverso” che si diversifica, evolve, genera o auto rigenera proprio in funzione di un oscillazione vibrazionale.

Ribadendo tutte le possibili riserve sulla veridicità dell’intervista è evidente che chi ha “escogitato” il raggiro deve avere o doveva avere una più che approfondita ed all’avanguardia conoscenza delle “novità” in campo della fisica e dell’astrofisica; ipotizzando anche che la datazione del documento sia reale e che risalga effettivamente al periodo storico e che questo rientrasse nel gioco a rimpiattino tra est ed ovest, ciò vorrebbe dire che quello che era il blocco orientale già 20/30 anni fa disponeva di conoscenze seppure teoriche o campate in aria o per l”epoca inverosimili, estremamente aderenti a quello che la scienza e la tecnologia ci prospetta tra le teorie più moderne, oggi, mantenendo una concretezza stranamente realistica e coerente con le “modernità” attuali; un escamotage “all’intraffottimento alla Watergate” ma su scala internazionale?

Comunque lasciando una patina di magia e surrealismo, sarebbe davvero così riprovevole se effettivamente il mondo e l’universo intero fosse un universo in cui regole e principi si possono assimilare ad un universo musicale?

http://www.svpvril.com/

http://en.wikipedia.org/wiki/John_Ernst_Worrell_Keely


Fine stesura 13 luglio 2013

Informazioni su phoo34

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Una risposta a It’s a musical universe

  1. phoo34 ha detto:

    Un saluto ad Alessandra, Gianni e Simone, do una “risposta cumulativa” ai vostri feedback perché pur con i relativi distinguo sostanzialmente sollevano gli stessi interrogativi; sulla questione “dell’universo di Shiva e dei mondi degli uomini”, per quanto riguarda il brano a cui mi riferisco, non credo che sia parte del Bagvagita, ma piuttosto un estratto di uno dei testi sacri di quella raccolta che formano la cultura e letteratura vedica (http://it.wikipedia.org/wiki/Veda), dico questo perché trovai il “brano” su un sito web tedesco che riportava lo stralcio del testo in sanscrito, corredato della traduzione in tedesco ed in inglese, purtroppo, come capita sovente la longevità dei siti web specie quelli amatoriali ed indipendenti hanno vita dura, quindi presumo, dato che non è più reperibile è stato “dismesso” o chiuso, comunque sia, un peccato perché non più disponibile come fonte.

    Riprendendo la descrizione delle colonne dell’universo, tralasciando il fatto che tra le altre strane coincidenze l’India era definita anche come la terra dei “sette fiumi”, è difficile non riscontrare le similitudini con la genesi di molte culture e religioni “antiche e moderne”, non ché l’assonanza con le diverse teorie sulla genesi dell’universo; quello che però ritengo interessante è che da questo stralcio, la figura di Shiva, assume una valenza estremamente curiosa, mi spiego meglio, la raffigurazione del dio Shiva è quella di un essere antropomorfo con quattro braccia, a volte seduto in meditazione a volte “danzante”, ora quello che mi colpisce di questa raffigurazione è che oltre alle fortissime similitudini con l’Adam kadmon cabalistico, la particolarità delle quattro braccia di Shiva, assumono il significato allegorico dei quattro elementi ossia, aria, acqua, terra e fuoco, quindi in estrema sintesi il dio rappresenterebbe non solo quello che è per molte religioni il Dio Vivente ma in termini più “scientifici” la totalità della materia con cui è costituito l’universo e/o degli universi che si creano e distruggono dalla loro stessa origine.
    Ci sono altre analogie con gli assunti cabalistici tra queste, il fatto che le sette colonne in cui o su cui si creerebbe l’universo di Shiva visivamente e concettualmente rappresenterebbero un “cubo”, in cui per l’appunto sei delle colonne rappresentano le sei facce del cubo, mentre la settima, sarebbe il contenuto del cubo stesso, nella cabala, l’Adam kadmon raffigura l’insieme delle dieci Shephirot ed anche in questa raffigurazione, le dieci Sephirot starebbero ad indicare lo stesso “oggetto geometrico” ossia un cubo, in cui otto delle Shephirot sono gli spigoli del cubo, mentre le restanti rappresenterebbero il centro e l’esterno del cubo stesso sottintendendo che all’esterno è anch’esso contenuto.

    Concordo con Alessandra sul fatto che questo porta a pensare che forse l’universo sia in sintesi un ologramma, ho voluto fare questo riferimento proprio a questa particolare concezione, perché oggettivamente questa teoria comincia ad assumere un maggior peso e credito in ambito scientifico e della ricerca grazie all’evoluzione della meccanica quantistica e delle teorie vibratorie delle stringhe e delle membrane, è vero che se queste teorie fossero confermate anche in modo parziale, significherebbe dover “rivisitare” tutto quello che l’umanità ha creduto di aver imparato e /o creduto non solo sulla materia ma anche sulla coscienza e in ultimo sull’animo stesso; per parafrasare il pensiero di Morfeus al “neo messia matrixiano Neo – Cosa è reale? Ciò che si tocca? Ciò che si vede? Ciò che si sente? Si può realmente circoscrivere il concetto di realtà alla coscienza indotta e/o conseguente le stimolazioni fisiche e sensoriali?
    Più che gli interrogativi, trovo che gli scenari che sia aprono sono davvero “ampi” e scivolano nella metafisica, nell’irrazionale, nella fede o nelle religioni; è vero caro Simone, nei miei interventi non uso mai il verbo credere, devo dire che sei stato il primo a fare questo rilievo e seppure sono restio a divulgare aspetti personali, penso di potermi permettere di darne una spiegazione, il verbo credere non è tra i miei preferiti, non perché non creda in qualcosa, sono più che certo che anche il più accanito e intransigente degli atei non può non credere in qualcosa, comunque lasciando agli altri le proprie personali peculiarità, penso che utilizzare un tale verbo possa indurre in errore o comunque essere fuorviante, preferisco omettere eventuali personali credenze e sostituirle con un “penso che…” in questo modo non induco al credere alle mie affermazioni, logiche o irrazionali che siano, è estremamente facile manipolare il pensiero di chi legge e indurlo quantomeno a concordare sui concetti esposti, se non proprio a condividerli.
    Quindi caro Simone, nel mio blog non troverai mai una affermazione in cui dico “credo che…” a costo di passare per un “fervente ateo” preferisco esprimere un’opinione, un pensiero un’idea e che questa susciti contestazioni, ilarità o indignazione, piuttosto che diffondere una credenza.

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